Parole italiane: dove cade l’accento? Qualche consiglio utile per chi studia l’italiano come lingua straniera.
Quando ero all’università e studiavo lingua e letteratura inglesi avrei voluto avere la pronuncia britannica perfetta. Appena ho iniziato a viaggiare negli Stati Uniti, mi sono appassionata a quella americana, che trovavo più facile da “imitare”. Ma nonostante l’impegno, il mio accento italiano non riuscivo a nasconderlo. Non solo, sebbene alcuni suoni riuscissi a riprodurli alla perfezione, il mio più grande problema era ricordarmi dove cadeva l’accento di alcune parole. Anche le parole più semplici e quelle che usavo di più. Dopo tanta frustrazione, ho accettato il fatto che il mio accento italiano non potrò mai nasconderlo. Allo stesso tempo però, ho imparato: il segreto è ascoltare, ripetere e imitare. Le occasioni sono molte e diverse: ascoltare un video su youtube, oppure seguire una serie in lingua originale, ascoltare musica oppure un podcast. E’ molto utile, inoltre, provare a ripetere intere frasi o le singole parole. E’ un ottimo esercizio, ed è quello che consiglio alle mie studentesse e studenti di italiano come lingua straniera. Dedicare attenzione alla pronuncia della lingua straniera che studiamo è un aspetto importante. E’ importante per prima cosa per essere compresi, e non per nascondere il proprio accento di origine. La pronuncia italiana può essere difficile a seconda di quale sia la lingua madre di chi studia l’italiano. I suoni più difficili, per quasi la maggior parte degli stranieri che studiano l’italiano, sono: ch, sch, r e le doppie. Una volta imparata qualche piccola regola per riuscire a pronunciali, la difficoltà più grande per alcune mie studentesse e studenti di italiano per stranieri è sapere dove cade l’accento sulle parole italiane. Soprattutto quelle lunghe.
Cerco di darti qualche indicazione utile per imparare. Quando pronunciamo una parola, la voce si ferma su una sillaba, più precisamente sulla vocale all’interno della sillaba. E’ su questa vocale che cade l’accento.
Cosa è la sillaba?
La sillaba è un piccolo gruppo di suoni all’interno di una parola. Ad esempio: chiamare: chia-ma-re; amore: a-mo-re; telefonagli: te-le-fo-na-gli.
Dividere una parola in sillabe ci aiuta a sapere dove cade l’accento. E’ una operazione che il parlante italiano fa in maniera spontanea, tuttavia esistono delle regole. Io ti do solo qualche piccola indicazione generale che ti servirà.
- Una consonante forma la sillaba sempre insieme a una vocale: serenità: se-re-ni-tà;
- le vocali formano una unica sillaba solo a inizio di parola: isola: i-so-la;
- le consonanti doppie si dividono in due sillabe: atterrare: at-ter-ra-re;
- non si divide mai un gruppo formato da s+consonante: co-stru-i-re.
Gli accenti italiani.
In italiano esistono due accenti: l’accento acuto e l’accento grave. L’accento acuto è questo: é ; l’accento grave è questo: è. Si scrive solo l’accento grave, come nelle parole: vorrà, città, varietà, metà.
Come sapere dove cade l’accento.
- La maggior parte delle parole italiane ha l’accento sulla penultima sillaba: na-zio-ne, pas-sa-re, sta-to, ver-ra-i, gio-che-rai, la-vo-ra-va-mo. Questo è il modo di pronunciare l’imperfetto indicativo della prima persona plurale della maggior parte dei verbi italiani: gio-ca-va-mo, man-gia-va-mo, dor-mi-va-mo, leg-ge-va-mo, be-ve-va-mo.
- Ci sono parole in cui l’accento cade sull’ultima sillaba: virtù, caffè, andrò, città.
- In altre parole l’accento cade sulla terzultima sillaba: ce-le-bre, mo-bi-le, ca-do-no, an-da-va-no. Questo è il modo di pronunciare la terza persona plurale dell’imperfetto indicativo: gio-ca-va-no, man-gia-va-no, dor-mi-va-no, leg-ge-va-no, be-ve-va-no.
- In alcune parole l’accento cade sulla quartultima sillaba: scivolano, ri-cor-da-me-lo, di-cia-mo-glie-lo.
- Infine, e più raramente, l’accento cade sulla quintultima sillaba. Si tratta di solito della 2a persona singolare dell’imperativo unita a due pronomi: re-ci-ta-me-lo, oc-cu-pa-te-ne.
In italiano non è necessario indicare nella scrittura l’accento. Fanno eccezione:
- le parole: caffè, libertà, sarò, andrò, colibrì;
- le parole formate da una sola sillaba: già, più, giù, può;
- le parole che sono uguali nella pronuncia, con significato diverso: dà (verbo dare) – da (preposizione), né (congiunzione) –ne (pronome), sé (pronome) – se (congiunzione), è (verbo essere) –e (congiunzione);
- e le parole che sono uguali nella scrittura con significato diverso a seconda di dove cade l’accento: ancóra (di nuovo) – àncora (serve a fermare una barca), princìpi (valori) – prìncipi (i figli del re), subìto (participio passato del verbo subire) – sùbito (presto, ora).
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